Ci accoglie nella sua casa di Oscata, piccola frazione di Bisaccia (AV), in terra di Irpinia. La camicia a righe, il gilet grigio, l’aria distinta del maestro elementare che è stato, ha tra le mani una pila di libri, che poggia su una catasta di legna sotto il pergolato.
Il suo nome è Michele Panno, o “zio Michele”, come lo chiamano da queste parti. Mentre ci disponiamo tutto intorno a lui, la moglie, signora elegante e discreta, gli poggia sulle spalle una giacca, per proteggerlo dai venti freddi della giornata.
Michele inforca gli occhiali rossi e inizia a leggere alcuni suoi scritti.
Ci regala così stralci di vita, la sua e quella di questa terra a cui, come lui stesso dice in una sua poesia, somiglia.
Ci regala ricordi, ci offre uno scorcio sul passato, e al contempo ci proietta verso il futuro, che non può esistere senza memoria di ciò che è stato.
E mentre la moglie ci offre caffè e biscotti appena fatti, Michele continua la lettura, ci cattura con le sue poesie, che ha raccolto in un libro per donarlo alla sua famiglia.
Oggi quelle poesie le legge a noi, e ci sembra così di essere entrati a far parte di quel contesto familiare cui i versi erano destinati. “Tracce e rimandi”, con la copertina rossa che richiama il colore dei ciclamini disposti attorno alla legna, è un altro dei suoi libri, di cui ci fa dono con generosità.
Michele e sua moglie, che in una delle sue poesie Michele definisce “lubrificante delle mie giunture”, ci hanno accolto nella loro casa e nella loro storia, che oggi si è intrecciata alla nostra, camminatori dell’entroterra irpino.
Per ognuno di noi una dedica sui libri che ci ha regalato. Sul volto di Michele i segni lasciati dall’età e dal vento. E’ il volto di un uomo generoso e appassionato, ma al contempo fragile, come la terra che abita.
E così salutiamo “zio Michele”, portando con noi l’ammonimento a ricordare che “memoria è Amore”.